1/19/2013

SCATOLOGICO # 1 - CACCA E ANTROPOLOGIA

MARCO AIME, Un popò di storia - articolo pubblicato sul supplemento Tutto libri del quotidiano La Stampa, 2 marzo 2002.
 
Marco Aime (classe 1956), antropologo, ha pubblicato diversi articoli sulle pagine del quotidiano La Stampa. Per la consultazione si rinvia al sito del giornale: http://www.lastampa.it/archivio-storico/
 
Sommario dell'articolo di Marco Aime: "Come antropologia, psicoanalisi, letteratura hanno interpretato il nostro rapporto con i rifiuti del corpo: il senso del pudore è relativo, varia con le epoche e le culture, il contatto con lo sporco può trasformarsi in purificazione, la scoria genera vita, 'dal letame nascono fior', come cantava Fabrizio De André".
 
Citazione: "Pulito e sporco, puro e impuro sono quindi concetti diversi a seconda dei piani su cui vengono applicati. Il confine tra sporco e pulito non è tracciato in natura. Noi, per esempio, concepiamo la sporcizia come un qualcosa che esula dall'ordine normale, che è fuori posto, che turba la regola. Un uovo nel piatto è una colazione, ma lo stesso uovo sul viso di una persona è sporco; le scarpe nel ripostiglio sono in ordine, sul tavolo sono sudiciume. Ma noi possiamo esprimere tale concezione solo perché alle nostre spalle (o nelle nostre teste) c'è un sistema che prevede un'ordinazione sistematica delle cose. In questa griglia classificatoria lo sporco, e le secrezioni del nostro corpo ne costituiscono una parte rilevante, risulta una sorta di sottoprodotto, di categoria marginale, che è possibile classificare solo in relazione al suo opposto".
Testi a cui fa riferimento l'articolo di Aime:
 
1- Bourke 1891
 
John G. Bourke, Scatalogic Rites of All Nations. A dissertation upon the employment of excrementitious remedial agents in religion, therapeutics, divination, witchcraft, love-philters, etc. in all parts of the globe, Lowdermilk, D.C. 1891.
Esiste un'edizione italiana dell'opera di Bourke.

John G. Bourke, Escrementi e civiltà: antropologia del rituale scatologico, Bologna, Guaraldi 1971 - terzo volume della collana "La sfinge: biblioteca di psicoanalisi" con prefazione di Sigmund Freud (curatore della prima edizione tedesca dell'opera di Bourke); introduzione di Piero Meldini; traduzione di Mario Biondi.

Bourke (1843-1896) fu ufficiale dell'esercito americano ed etnologo. Amico e corrispondente del Frazer. Studiò a lungo le tribù degli Indiani d'America.
 
2 - Elena Massidda, Danilo Gallo, Le ceneri dell'organismo: il disagio di una civiltà, Alpo-Verona, Il Cerchio della Luna 2002.

3 - Lewis Hyde, Il briccone fa il mondo: malizia, mito e arte, Torino, Bollati Boringhieri 2001. Traduzione di Gaetano Riccardi.
Titolo originale dell'opera: Trickster makes this world. Mischief, mith, and art.
 
4 - Mary Douglas, Purezza e pericolo: un'analisi dei concetti di contaminazione e tabù, Bologna, Il Mulino 1993. Traduzione di Alida Vatta.
Titolo originale dell'opera: Purity and Danger. An Analysis of Concepts of Pollution and Taboo.

 

LA VERA ESSENZA # 2

MARCO PAOLINI - Album - Aprile '74 e 5 Rugby – andato in onda su Rai3 nel 2005

Parla del pulmino del prete.

“Tutti i pulmini sono color cacca... per ricordarci che cacca siamo e cacca diventeremo!”.


Marco Paolini (classe 1956) va in scena per la prima volta con l'Album “teatrale” intitolato Aprile '74 e 75 a Mira nel 1995. Poi, nel 2005, tutta la serie degli Album “dal teatro alla televisione” viene trasmessa su RAI3 in 12 appuntamenti (per la regia di Giuseppe Baresi) e viene pubblicata da Einaudi in due cofanetti con testo e DVD.

1/18/2013

LA VERA ESSENZA # 1

Lo spaccanoci - programma di FABIO VOLO, andato in onda su Italia I nel 2005

Ospite d’onore della puntata, l'attore Arnoldo Foà, il quale racconta di quando stava girando un film di Orson Wells e il copione prevedeva che lui ed un collega passassero attraverso un condotto abbandonato. Una volta dentro il condotto, i due si accorsero che era pieno di m***a  dappertutto (Arnoldo Foà prova un certo ritegno nel pronunciare “la parola di Chambronne” in televisione ma Fabio Volo gli viene gentilmente incontro). Dato che sanno che Orson Wells vuole assolutamente girare quella scena, gli attori si comportano da professionisti e vanno avanti come se niente fosse. Dopo, però, Arnoldo va dal regista e gli chiede: “Ascolta Orson, ma tu lo sapevi che dentro era pieno di m***a?” e Orson di rimando: “E’ quella l’essenza dei miei film!”.


Arnoldo Foà è stato diretto da Orson Wells nel 1962 per il film Il processo, tratto dall'omonimo romanzo di Franz Kafka.

LA SCELTA # 1 - O LA CACCA O IL CIELO

FABIO VOLO, Esco a fare due passi, Milano, A. Mondadori, edizione Oscar Bestsellers, 2002, pp. 90-91.

"Una mattina sono uscito di casa, il cielo era azzurro e limpido, ho continuato a guardarlo mentre camminavo, stavo bene, respiravo a pieni polmoni, al terzo passo ho pestato una merda. Cosa devo fare? Rinunciare al cielo per paura delle merde? No, io no. Porcaputtana!" (pp. 90-91).

Fabio Volo (classe 1972) al suo romanzo d'esordio.



"Choice. The problem is choice"

                     [battuta di Neo nel film Matrix Reloaded (2003)]

 

1/17/2013

OUTDOOR POOPING # 2 - CACCA TIBETANA

FOSCO MARAINI, Case, amori, universi, Milano: A. Mondadori, edizione Bestsellers Oscar Mondadori, 2001, p. 342.

"I gabinetti pubblici erano uno spettacolo degno di nota. Qua e là si vedevano delle rozze impalcature di legno sulle quali, chi doveva sgravarsi, saliva e s’accucciava a culo spoglio, in piena vista dei quattro venti e degli eventuali passanti che, del resto, non sembravano farvi alcun caso. I lasciti s’accumulavano alla base del trespolo, ed essendo l’aria secca, gelida e sterile, finivano con il formare un gran cumulo bruno-rossiccio, che terminava in alto con il vezzo d’una punta, stereometria elegante della più recente cacata" (p 342).

Fosco Maraini (1912-2004) nel villaggio di Phari Dzong al seguito della spedizione in Tibet condotta da Giuseppe Tucci nel 1937.
 

M
 
ELEGANTE STEREOMETRIA DI UNA CACATA

OUTDOOR POOPING # 1 - LA CACCA NELLA VIGNA


UMBERTO ECO, La misteriosa fiamma della regina Loana: romanzo illustrato, Milano: RCS, Edizione Mondolibri 2004, pp. 86-89 e p. 113.


Edizioni internazionali

Umberto Eco, The mysterious flame of Queen Loana: an illustrated novel; translated from the Italian by Geoffrey Brock - Orlando, Harcourt 2005.
Umberto Eco, La mysterieuse flamme de la reine Loana  roman illustre; traduit de l'italien par Jean-Noel Schifano- Paris, Grasset 2005.Umberto Eco, La misteriosa llama de la reina Loana; traducción de Helena Lozano Miralles - Barcelona, Lumen 2005.   Umberto Eco, Die geheimnisvolle Flamme der Königin Loana: illustrierter roman;  Aus dem Italienischen von Burkhart Kroeber - Wien : Carl Hanser, 2004

CITAZIONE PARZIALE (pp. 86-87): "A un tratto mi sono reso conto che al mattino, nella tensione della partenza, non ero andato di corpo. Sono andato in bagno, ottima occasione per finire di guardare il giornale, e dalla finestra ho visto la vigna. Mi ha colto un pensiero, meglio, una voglia antica: fare i miei bisogni tra i filari. [...] Mi sono accovacciato, nel gran silenzio meridiano, rotto solo da alcune voci d'uccelli e dal frinire delle cicale, e ho defecato. Silly season. He read on, seated calm above his own rising smell. Gli essere umani amano il profumo dei propri escrementi ma non l'odore di quelli altrui. In fondo sono parte del nostro corpo. Stavo provando una soddisfazione antica. Il movimento calmo dello sfintere, tra tutto quel verde, mi richiamava confuse esperienze precedenti. O è un istinto della specie. Io ho così poco di individuale, e tanti di specifico (ho una memoria da umanità, non da persona) che forse stavo semplicemente godendo di un piacere già provato dall'uomo di Neandertal. Lui doveva avere meno memoria di me, non sapeva neppure chi fosse Napoleone. Quando ho finito, mi ha colto il pensiero che avrei dovuto pulirmi con delle foglie, doveva essere un automatismo. Ma avevo con me il giornale, e ho strappato la pagina dei programmi televisivi (tanto erano vecchi di sei mesi e, in ogni caso, a Solara la televisione non c'è).
Mi sono rialzato e ho guardato le mie feci. Una bella architettura a chioccia, ancora fumante. Borromini. Dovevo avere l'intestino a posto, perché si sa che ci si deve preoccupare solo se le feci sono troppo molli o addirittura liquide. Vedevo per la prima volta la mia cacca (in città ti siedi sulla tazza e poi tiri subito l'acqua senza guardare). La stavo ormai chiamando cacca, come credo faccia la gente. La cacca è la cosa più personale e riservata che abbiamo".

Vedi anche p. 113 sul lemma "merda" nei vocabolari dell'epoca (ad esempio, il Nuovissimo Melzi del 1905).
 
Umberto Eco (classe 1932) al suo quinto romanzo.


Note di ©えっちゃん
- note di commento soggette alle norme sul diritto d'autore -

Le vicissitudini esistenziali dell'uomo post-moderno tra l'artificio (nozionistico) della cultura e la spontaneità della natura.

Giambattista Yambo Bodoni ovvero lo smemorato di Solara (forse Villanova Solaro in Piemonte, tra le Langhe e il Monferrato?). Il protagonista del romanzo è un uomo che, in seguito ad un ictus, perde la memoria di sé e di tutto ciò che è legato alla sfera materiale della propria esistenza di organismo biologico. In poche parole, Yambo “perde la natura” e non gli resta che la cultura. Sa tutto dei personaggi dei libri ma ha difficoltà con il proprio Self.
Ci sentiremmo portati a presumere che, con il danneggiamento delle facoltà mentali, le informazioni nozionistiche si dissolvano e che, nello scontro tra natura e cultura, vinca (sempre) la natura, ma sarebbe ingenuo ritenere che il protagonista di un romanzo post-moderno non sia (pre)destinato a conservare intatto tutto il suo sapere enciclopedico (qualunque cosa accada).
Dunque, Yambo intraprende un percorso di ricerca del Self e... l'andare di corpo, in quanto funzione naturale, diventa una tappa privilegiata del processo di recupero dell'identità primaria, anzi... il defecare (meglio da accucciati che da seduti, meglio all'aperto che al chiuso) finisce per essere la garanzia fondante dell'autenticità di questa identità elementare in via di ripristino (potremmo chiamarla 'identità di grado primo').
Tuttavia, per quanto il protagonista si impegni a recuperare le modalità istintuali dell'uomo primitivo (non ancora civilizzato e non ancora acculturato), è del tutto impossibile per lui esistere senza la cultura e lo si può constatare nel tentativo di fare della cacca un prodotto ad ogni costo “culturale”, omaggiandone ora il dato olfattivo con una citazione in inglese dall'Ulisse di Joyce, ora il dato visivo con il paragone tra il (maleolente) conoide attorcigliato e un'architettura del Borromini.
Spostandoci di qualche pagina e andando a ritroso nel tempo, scopriamo che fin dalla giovane età, Yambo era un post-moderno. Infatti, uno dei ricordi sopravvissuti all'ictus (quindi un ricordo persistente) è quello del disagio provato nel momento in cui aveva scoperto che sul vocabolario scolastico mancava il lemma “merda”. Quale fraudolenta manomissione che scardina il rapporto tra la parola, il suo referente reale e gli strumenti atti a custodire tale rapporto! Da questo passo sembrerebbe di capire che la memoria di Yambo è sostenuta da uno stimolo culturale sub specie semiotica.
Leggere i romanzi post-moderni è come passeggiare in un bosco d'autunno su un tappeto di foglie (cascame stratificato di stagione in stagione dai tempi dei tempi), attraversando l'intrico di un sottotesto che cresce spontaneamente fitto di allusioni, di citazioni, di deiezioni letterarie.
Il post-moderno è un percorso molto faticoso (e insidioso) perché pare non ammettere (mai) ignoranza.


©えっゃん
- le annotazioni di commento sono un testo creativo originale e, in quanto tali, sono soggette alle norme di tutela della proprietà intellettuale dell'autore -
Data di pubblicazione: 17 gennaio 2013.

 

SHIT WRITINGS # 2 - KAKKE

ECCHAN

SHIT WORDS # 2 – CACCA GRECO-ROMANA

Note di ©えっゃん -  le annotazioni di commento sono proprietà intellettuale dell'autore del presente blog - Nel cuore della tradizione occidentale (mediterraneocentrica).
Vediamo cosa dicono i dizionari.
1) Lorenzo ROCCI, Vocabolario greco-italiano, Città di Castello, Società editrice Dante Alighieri 1989 (34^ edizione)
Il sostantivo greco “kàkke” κάκκη (f.) significa “escrementi”.
Il suddetto termine è attestato nella commedia di Aristofane, La pace (Ar. Pax, 162).
Per il corrispondente verbo “kakkào” κακκάω si rimanda a “chèzo” χέζω [da confrontare con l'antico sanscrito hadati e con la radice del sostantivo greco “chòdanos” χόδανος che indica il didietro].
Il significato è “evacuo, emetto, vado di corpo”.
Il verbo è attestato, ad esempio, nei seguenti autori:
    Aristofane (V-IV sec. a.C.) nelle commedie: Le ecclesiazuse, Le vespe, Le nuvole (Ar. Eccl. 320, 808; Vesp. 941; Nub. 1384);
    Plutarco (I-II sec. d.C.) nei trattati riuniti sotto l'etichetta di Moralia (Plut. M. 232).
    Il verbo derivato “chezetiào” χεζητιάω (desiderativo di “chèzo” χέζω) significa “ho voglia / ho bisogno di evacuare” ed è attestato in Aristofane, Le nuvole, Le rane, Le ecclesiazuse (Ar. Nub. 1387; Ran. 8; Eccl. 313).


    N.B. Nel consultare dizionari o lessici, si faccia attenzione alle abbreviazioni!
    Ar. = Aristofane (l'autore di commedie)
    Arst. = Aristotele (il filosofo)
    I termini scatologici sono propri del linguaggio colloquiale e dello slang triviale; perciò, trovano ampio e conveniente spazio, ad esempio, in testi teatrali comici (cioè, in testi letterari che abbiano un linguaggio mimetico di quello colloquiale e intenti umoristici o dissacranti o satirici o). E' una questione di prèpon stilistico.
     
2) VOCABOLARIO TRECCANI
 
 
cacca (region. caca) s. f. [affine a cacare; ma κάκκα è già in greco, in Aristotele, per indicare gli escrementi umani (così come è presente in Aristotele il verbo κακκάω nel sign. di «cacare»)].
– escremento umano, spec. nel linguaggio dei bambini: fare la cacca.
Per estens., sudiciume in genere, e fig., spreg., alterigia.
cacca (region. caca) s. f. [affine a cacare], fam.
  • 1. [il prodotto del defecare, spec. nel linguaggio infantile]
      •    - (volg.) cacata,
                - (volg., non com.) cacatura,
                - (fisiol.) defecazione,
                - (fisiol.) deiezioni, escrezione,
                - (fisiol.) feci,
                - (volg.) merda,
      - [di un animale di grosse dimensioni, spec. bovino] meta,
      - [nel linguaggio infantile] popò,
      - [spec. di un animale] sterco.
      vd. cacherello [[NdA. Sterco a forma di pallottola, di capre, pecore]]
      - (volg.) stronzo.
  • 2. (estens.) [oggetto o luogo sporco] - vd.  cesso, lordura, porcheria, schifezza, sozzura, sporcizia, sudiceria, sudiciume.
  • 3. (fig., pop.) [atteggiamento altezzoso e superbo]
    (lett.) albagìa, alterigia, boria, prosopopea, spocchia, superbia, sussiego. vd. contrario: modestia, semplicità, umiltà.
  •  
3) Ferruccio CALONGHI, Dizionario LATINO-ITALIANO, Torino, Rosenberg & Sellier 1987.
 
caco, -avi, -atum, -are (verbo attestato, ad esempio, in Catullo, Orazio, Fedro)
 
I - cacare
a) verbo intransitivo
Esempi: toto decies in anno, dieci volte in un anno intero, Catull.; in alqm, addosso a qualc., Hor. sat. 1, 8, 38.
b) verbo transitivo
Esempi: odorem, metter fuori (cacando), Phaedr.; durum, essere stitico, Catull. 89, 2.
 
II - imbrattare di sterco
Esempi: cacata charta, sconcacata, insudiciata da scritti sciocchi, Catull. 36, 1 e 20.
 
cacaturio, -ire = avere voglia di cacare
Verbo derivato dal precedente caco, -are. Ha valore desiderativo ed è attestato in Marziale.
 
 
4) VOCABOLARIO DEGLI ACCADEMICI DELLA CRUSCA,Venezia 1612

Per il termine "cacca" si rimanda al lemma "merda".
 
Il lemma "MERDA" compare un'unica volta nel Vocabolario.

MERDA. Escremento del cibo sceverato, per concozione, e digestione.
> Dan. Inf. c. 18. Vidi un col capo sì di merda lordo.
> Dan. Inf. 28. Che merda fa di quel che si trangugia.
- Per lezj si dice CACCA dello sterco de' bambini, dal Gr. Κάκκη > Flos. c. 10.
- Per simil. disse Lorenz. Med. canz.
> Lorenz. Med. canz. Questa vecchia mal vissuta, Ell' ha gli occhi pien di cacca.
 
5) Fernando Palazzi, Novissimo dizionario della Lingua italiana, Milano, Gruppo Editoriale Fabbri  1982 (edizione riveduta e aggiornata a cura di Gianfranco FOLENA)

càcca (s.f.) = voce fanciullesca che significa escremento umano; e p. est. ogni cosa sudicia o cattiva.
 
Ci si chiede SE il greco κάκκη possa essere in qualche modo collegato all'aggettivo κακός che indica ciò che è cattivo (cioè, in tutti i sensi mancante delle qualità dovute: brutto d'aspetto, vile, meschino, malvagio, dannoso, sfavorevole, ignobile, miserabile, sciagurato, etc.).
Quando si intima ai bambini: "NON toccare! è cacca!", si qualifica un oggetto come "cattivo, dannoso". Questione linguistica ma anche antropologica e gli antropologi tratterebbero la questione in termini di impurità e di contaminazione.
 
6) Cletto Arrighi, Dizionario milanese-italiano, Milano, Manuali Hoepli 1896.

Cacca, cacca. (A bambino) "Beh! L'è cacca!": "Non toccare bimbo. E' cacca".
Faccia de cacca: faccia di camorro [[NdEcchan > camorro = persona fiacca e malaticcia]].
On omm pien de cacca: un uomo pieno di cacca (alterigia).
"L'è òn villan refaa e l'è pien de cacca": "è un pidocchio riunto ed è pieno di cacca".
Cachina. (A bambino) "Fà la cachina, tesòr": "Lesto, fà [sic] la cacca, tesoro".


Curioso che nella trasposizione in italiano dell'ultima frase non si usi più il diminutivo cacchina ma compaia, invece, un'esortazione alla rapidità di esecuzione.  
 
Cletto Arrighi (pseudonimo di Carlo Righetti) è stato uno dei principali esponenti della corrente della scapigliatura.
 
 
©えっゃん
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SHIT WRITINGS #1 - KUSO

ECCHAN
 
ECCHAN
 
 
 
 
Vedi il post precedente "SHIT WORDS #1 - UNCHI - CACCA GIAPPONESE"
 
 

1/16/2013

SHIT WORDS # 1 - UNCHI - CACCA GIAPPONESE


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CACCA NIPPONICA

La parola giapponese unchi (nell'alfabeto sillabico hiragana うんち e nell'alfabeto katakana ウンチ) si pronuncia “unci” con la c dolce e significa “cacca”.
Come il corrispondente termine italiano, unchi appartiene primariamente al linguaggio infantile.
Una parola po' più “forte” e un po' meno childish, ma sempre di livello colloquiale ed informale, è unko (うんこ) .
Piccola divagazione olfattiva. L'espressione unkokusai (うんこ臭い) viene attribuita a qualcosa che puzza di cacca come, ad esempio, i frutti del ginkgo biloba [in giapponese l'albero di chiama ginkyō (ぎんきょう)] che, quando sono maturi, cadono a terra ed emanano il caratteristico odore di cui sopra. A pensarci bene... si potrebbe forse dire che, tra le specie vegetali, il gingko è una pianta che fa "veramente" la cacca, perché i suoi frutti non si limitano ad essere un cascame marcescente ma "imitano" nell'odore gli escrementi animali.
In certi parchi cittadini d'autunno non fidatevi delle pittoresche distese di foglie dorate a forma di ventaglio! E' tutta una gara tra le cacche di cane e i frutti dell'albero! Indistinguibili nella puzza.

Alberi che "fanno la cacca" nella foresta semitropicale sikkimese attraversata nel 1937 da Fosco Maraini: "Di tanto in tanto un frutto, un grosso fico, un pomo stramaturo, cadeva da qualche ramo con un grosso clok!, da stronzo che si tuffa in un merdaio" (Fosco Maraini, Case, amori, universi, Milano, A. Mondadori 1999).
In giapponese il termine formale per indicare le feci e gli escrementi è fun (in hiragana ふん), che nella traslitterazione corrente si scrive con la f ma si pronuncia "hun" con l'acca aspirata.

fun wo suru (ふんをする) = defecare.

Fraseologia esemplificativa:
inu ga kokode fun wo shita (がここで をした) = il cane (inu) ha fatto (shita) la cacca (fun) qui (kokode).


La parola fun, oltre ad essere scritta in hiragana, può anche essere resa con un segno grafico comunemente conosciuto come ideogramma, ovvero con un carattere che deriva dal cinese (kanji).

Il kanji viene pronunciato come fun (termine formale) oppure come kuso (termine volgare).

kuso (in hiragana くそ) corrisponde all'italiano "merda".

Esiste anche l'imprecazione: kuso! = merda!
Oppure l'imprecazione (sempre a base di cacca): kusokurae! = maledizione! dannazione!
 
Una delle particolarità del kanji per fun / kuso è quella di essere un carattere composto da altri caratteri i quali esistono come segni indipendenti.
+ + =
kome + ta + tomo = fun / kuso
riso + campo + insieme = feci / merda
In cinese lo stesso carattere (scritto, però, nella forma semplificata ) si pronuncia fèn.
Durante il periodo della rivoluzione culturale, molti caratteri vennero semplificati per essere più facilmente assimilati dalle grandi masse di cinesi in via di alfabetizzazione.

Per certi aspetti, i kanji tendono all'universale.
Indipendentemente dal suono che è stato abbinato al segno per renderlo dicibile, il significato del segno non cambia... a patto, ovviamente, che i diversi parlanti concordino sul significato da attribuire al segno.
In definitiva, però, la verità è che non si può mai strappare del tutto il linguaggio alla sua natura arbitraria!


©えっゃん
- il concept del post e le annotazioni creative di commento sono proprietà intellettuale dell'autore del presente blog -

1/15/2013

BLOG'S GUIDELINES

This blog is about poop.
A encyclopedia of fecal matter (including the poo-shaped objects) with veritable news from around the world.
In particular, we will discuss the use of excrements in arts, literature and media.

"Unchi" means "poo" in japanese.
 
If you're wondering why this (gross) topic, the answer is simple: because... shit happens!

                                                       
Questo blog parla di cacca e si propone di mettere insieme una raccolta documentata di notizie su tutto ciò che nel mondo riguarda la materia fecale (compresi gli oggetti che non sono fatti di cacca ma che hanno forma di cacca).
In particolare, verrà trattato l'utilizzo degli escrementi nelle arti, nella letteratura e nei media.
Unchi è la parola giapponese per "cacca" e si pronuncia in italiano "unci" con la c dolce.

Se vi state chiedendo perché è stato scelto un argomento che nell'opinione comune è considerato repellente e volgare, la risposta è semplice: perché ... la cacca capita!


Attenzione. Il concept e i testi creativi dei post (in particolare, le recensioni e le annotazioni di commento) sono proprietà intellettuale dell'autore del presente blog ©えっゃん. I termini e le restrizioni per l'utilizzo del materiale pubblicato sono soggetti alle vigenti norme sul diritto d'autore.


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