7/21/2013

IN CERCA DI CHI L'HA FATTA # 2

LA VECCHIA CHE VA IN CERCA DI CHI L'HA FATTA SUL PAVIMENTO

Margaret Mazzantini, Il catino di zinco, Milano: A. Mondadori, 2013, p. 12.
Prima edizione dell'opera presso Marsilio editore, 1994.
"Una volta c'era una vecchia cattiva e sudicia, con le vesti così lunghe da pulirci tutto il pavimento. Si teneva in casa una serva giovane, che lavorava dalla mattina alla sera senza fermarsi mai. 
Un giorno a questa serva le scappò di fare un bisogno, ma la vecchia stava sempre lì come un gufaccio a controllare. Allora, spolverando s'accucciò un attimo, e lo fece in terra a mo' di cane.
Quando la vecchia vide quel bel tortino fumante in mezzo alla stanza divenne una diavola, e subito chiamò a raccolta l'intero paese per svergognare la serva. A turno tutti interrogarono quello stronzo con il ricciolo, ch'era detto appunto faravioletto, chiedendo: «Stronzetto con quel faravioletto in capo, dimmi chi t'ha cagato?» E lui sollecito rispondeva: «Passa là, che tu non sei stato!» Durante la processione la servetta si faceva sempre più rossa e tremava, mentre la padrona, accoccolata nel fosso della sua sedia spagliata, si godeva la scena. Ma quando la ragazza con la voce piccina piccina fece la domanda, lo stronzo la licenziò con la solita risposta. 
 
Si alzò un mormorio tra la gente. La vecchia, temendo che lo stronzo fosse timido, gli si avvicinò per vezzeggiarlo, e gli chiese, tutta zucchero e miele: «Stronzetto, mio stronzetto con quel faravioletto in capo, dimmi, delizioso, chi t'ha cagato?» Allora lui tirò fuori un gran vocione, e sbottò: «Tu, brutta vecchiaccia!» E la vecchia si buscò un sacco di legnate" (p. 12).
Margaret Mazzantini (classe 1961), al suo romanzo d'esordio.
 
 
Note di ©えっゃん  
- note di commento sono testi creativi originali ed, in quanto tali, soggette alle norme sul diritto d'autore -

 
L'autrice ha scritto in memoria della nonna, Antenora, morta in seguito ad un ictus.
Il racconto nel racconto. Nel primo capitolo viene riportata una storiella umoristica che l'io narrante aveva sentito raccontare dalla nonna a Roma.
La storiella affronta in maniera divertente un tema di rilievo socio-antropologico: il contrastato rapporto tra due donne che incarnano ruoli sociali complementari ed opposti, la vecchia padrona e la giovane serva.
La padrona opprimente bistratta la giovane ridotta in condizione schiavile (così nel mondo antico).
Nel raccontino la cacca è l'elemento livellatore della tensione tra le rappresentanti di due differenti classi (classi sociali e generazionali). La cacca produce vendetta difendendo i diritti e i “bisogni” essenziali dei ceti subalterni. Per sommo spregio – con il massimo dell'effetto dissacrante e della comicità carnevalesca (quella che predilige la risata crassa suscitata da argomenti bassi) – la rivalsa dei servi viene attuata attraverso uno stronzo fumante che, non per niente, si comporta da vero “stronzo", sostenendo con proterva arroganza la menzognera accusa che rovescia la situazione in favore della serva: "La colpevole sei tu, vecchiaccia!". La burla porta ad un rovesciamento della situazione ma, attenti, il fatto che la cacca sia presentata come un personaggio parlante indica che siamo nella dimensione dell'assurdo e solo in questa dimensione è attuabile il tentativo di derisione (se non proprio di sovvertimento) dei rapporti di potere tradizionali. In altre dimensioni, tutto ciò sarebbe inconcepibile ed indicibile.
Nella dimensione dell'assurdo la situazione viene portata all'estremo, offrendo deformazioni ed esagerazioni retoriche: da una parte, la serva supera i limiti della decenza concedendosi di evacuare sul pavimento, dall'altra la vecchia è tiranna e megera, è sudicia e cattiva, ha un atteggiamento eccessivamente oppressivo nei confronti della serva, non concede a nessuno – nemmeno a se stessa – comportamenti che possano essere ricondotti all'idea di una certa mollezza di vita (infatti, la sedia su cui siede abitualmente è spagliata e sfondata) poi, invece di punire il risibile “misfatto” in sede privata, mette in essere un “processo” pubblico caratterizzato nella forma e nel linguaggio da modi artatamente teatrali. Si esagera, dunque, in ogni singola azione e lo si fa in preparazione della rottura dell'ordine costituito con conseguente esplosione finale di riso liberatorio.
Abbiamo un lieto fine? Uno stronzo depositato nel posto sbagliato (sul pavimento), comportandosi come un “pezzo di merda”, rovescia le regole del gioco e rimette le cose a posto, ristabilendo un po' di ordine e di giustizia (sociale) dove prima c'era solo oppressione.
La carica rivoluzionaria della storiella, tuttavia, continua a sembrarmi più superficiale che sostanziale. Vero che nell'immediato la cacca riesce ad ottenere per la serva la liberazione dalle bastonate punitive e la salvezza dalla vergogna del pubblico ludibrio ma si tenga conto che nella storiella la serva ha l'unico merito di aver deposto una deiezione corporale nel posto sbagliato. Per il resto, la serva non ha voce né consapevolezza (anzi, ha paura di parlare) e il cangiamento della sua (compassionevole) sorte arriva (insperatamente) solo attraverso un intervento (esterno) con la mediazione da parte di un personaggio immaginario.
Interessante il commento alla storiella che si ricava dalla cornice narrativa: Antenora, la nonna della Mazzantini, ride per l'ingegnosa ed irriverente burla ma la dinamica dei fatti narrati la fa pensare ed arriva alla conclusione (dichiarata) che è meglio non tenere gente a servizio.
Infine, libere associazioni. Ad ogni modo, lo stronzetto parlante con il ricciolo in capo ci fa pensare a Mister Unchi (Unichikun), il personaggio del manga Dr. Slump & Arale. Mentre, l'indagine investigativa messa in atto dalla vecchia megera per sapere chi l'ha fatta sul pavimento di casa, richiama la storia della piccola talpa del libro di Werner Holwarth “Chi me l'ha fatta in testa” (vedi post precedente).
 
©えっゃん
- le annotazioni di commento sono testi creativi originali ed, in quanto tali, sono soggetti alle vigenti norme sul diritto d'autore -
 

IN CERCA DI CHI L'HA FATTA # 1

©えっゃん

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LA TALPA CHE VA IN CERCA DI CHI GLIEL'HA FATTA IN TESTA
 
Werner Holzwarth, Wolf Erlbruch, Vom kleinen Maulwurf, der wissen wollte, wer ihm auf den Kopf gemacht hat, Wuppertal, P. Hammer Verlag, 1989.

UN LIBRO DI SUC[CESSO]
La storia di una talpina assai tapina cui un giorno cadde in testa una cacchina.
Un bestseller internazionale dei libri illustrati per bambini. Un classico contemporaneo.
Ha venduto circa 2 milioni di copie in tutto il mondo. E' stato tradotto in 27 lingue.
 
in italiano: Chi me l'ha fatta in testa?, Firenze, Salani 1998.

in inglese: The Story of the Little Mole Who Knew It Was None of His Business, London, Pavilion,1994, conosciuto in inglese americano come The Story of the Little Mole Who Went in Search of Whodunit, New York, Abrams Books for Young Readers, 2007)

in francese: De la petite taupe qui voulait savoir qui lui avait fait sur la tête, Toulouse : Milan, DL 2012.

in spagnolo galiziano: A toupiña que quería saber quen lle fixera aquilo na cabeza, Pontevedra, Kalandraka 2007, oppure in spagnolo catalano: La talpeta que volia saber qui li havia fet allò en el cap, Pontevedra, Kalandraka 2007.

in giapponese: Unchi shita no ha dare yo!,  Tokyo, Kaiseisha Verlag 2009.

in danese: Muldvarpen, der ville vide, hvem der havde lavet lort på dens hoved, Kbh., Høst, 2010.

in finnico: Pikkumyyrä, joka tahtoi tietää, kuka kehtasi kakkia kikkaran suoraan hänen päähänsä , Helsinki, Nemo 2000.

in polacco: O małym krecie, który chciał wiedzieć, kto mu narobił na głowę, Warszawa, Wydawnictwo Hokus-Pokus 2005.

in russo: Маленький крот, который хотел знать, кто наделал ему на голову (traslitterato: Malenʹkiĭ krot, kotoryĭ khotel znatʹ, kto nadelal emu na golovu), Moskva, Melink-Pashaev 2012.

in turco: Kafasına edeni bulmaya çalışan küçük köstebeğin hikâyesi, İstanbul, İletişim Yayınları  2008.

in arabo: Qiṣṣat al-ḫuld aṣ-ṣaġīr alladī yabḥatu ʻamman faʻalahā ʻalā raʼsihī, Bairūt, Aṣāla li-n-Našr wa-'t-Tauzīʻ 2006.

in cinese: Shi shei en en zai wo de tou shang?, Taipei, San zhi san 2006.

in coreano: 누가내머리에똥쌌어? (traslitterato: Nuga nae mŏri e ttong ssassŏ?), Sŏul-si, Sagyejŏl / 사계절 1999.

Etc. etc. etc.


Un libro ideato e scritto dal tedesco Werner Holzwarth (classe 1947) e illustrato da Wolf Erlbruch (classe 1948). Età di lettura: dai 3 anni.

Pubblicato per la prima volta nel 1989 in Germania (Peter Hammer Verlag), è arrivato in Italia nel 1998 per i tipi della casa editrice fiorentina Salani con traduzione di Donatella Ziliotto.

Guarda caso, proprio nello stesso anno vedeva la luce delle stampe Colors cacas: a coffee-table book, volume enciclopedico ideato da Oliviero Toscani e realizzato dallo staff del magazine Colors per i tipi della Leonardo Arte Editore con 116 pagine sulla cacca e foto di Marirosa Toscani Ballo.


Il libro di Holzwarth e Erlbruch esiste in diverse varianti e realizzazioni:
- albo illustrato (picture book)
- albo illustrato (di formato più piccolo) accompagnato da un gadget (il peluche della talpa)
- libro plop-up (sic) con linguette da tirare (plop-up è un divertente gioco di parole tra pop-up e il suono onomatopeico prodotto dalla cacca che cade)
- libro sonoro (sound book) – Push the buttons to hear the plops!
 
 
Verso la fine degli anni '90 viene realizzato un musical.

La registrazione (Audio CD) è edita da Patmos, Düsseldorf 1997.
Werner Holzwarth, Vom kleinen Maulwurf, der wissen wollte, wer ihm auf den Kopf gemacht hat : das Musical.
 
Esistono, inoltre, alcuni adattamenti per il teatro:
- spettacoli di marionette (Puppensteather)

- allestimenti messi in scena da attori (ad esempio, l duo tedesco del Theater Mundwerk) http://www.youtube.com/watch?v=xP-SQ2td16I
 

Consiglio di leggere l'INTERVISTA all'autore (sito in italiano e in tedesco):
Werner Holzwarth, oltre ad essere autore di libri per bambini (Kinderbücher), è professore di comunicazione visiva presso l'Università Bauhaus di Weimar in Germania.
Siti ufficiali dell'autore:
La casa editrice Salani, in occasione del 150° anniversario (1862-2012) della propria fondazione [la casa editrice è nata poco dopo la proclamazione dell'unità d'Italia], ha indetto un concorso di grafica ed illustrazione. I partecipanti dovevano creare dell nuove copertine per dieci grandi successi del catalogo Salani, tra cui il bestseller “Chi me l'ha fatta in testa”. La vincitrice per il soggetto di Werner Holzwarth e Wolf Erlbruch è stata Lara Orrico.
 
 
Note di ©えっゃん
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- proprietà intellettuale dell'autore del presente blog -
 
1. LA TIPOLOGIA

Chi me l'ha fatta in testa” si colloca in maniera originale all'interno di un filone di LIBRI LUDICO-SCIENTIFICI nati per spiegare in maniera divertente e spiritosa ciò che riguarda gli escrementi e l'andare di corpo (argomento comunemente considerato tabù). Esistono svariate linee editoriali. Ci sono libri illustrati (picture books) e libri fotografici (photographic books). Libri che raccontano una storia inventata (fiction books) oppure libri basati su dati reali (non-fiction books) o ancora libri cosiddetti divulgativi con un taglio scientifico più o meno accentuato (science books). In genere, questi ultimi, trattano soggetti zoologici allenando il lettore a fare confronti, a cogliere opposizioni e somiglianze, a comprendere le diversità nel mondo animale e, talvolta, si specializzano in direzione archeologica o paleontologica e finiscono per essere delle opere monografiche sui coproliti, gli escrementi fossili dei dinosauri. Possono essere etichettati come libri prescolastici per l'apprendimento precoce (preschool textbook). Ci sono, poi, libri che insegnano ai bambini a rendersi autonomi acquistando il controllo volontario della tecnica defecatoria, favorendo il passaggio dal pannolino al vasino o dal vasino al water (potty training, toilet training books); insomma libri per una “pedagogia dello spannolinamento”. Ad ogni modo, in tutti i libri del filone ludico-scientifico, si distingue chiaramente la componente dell'indagine, della ricerca che porterà ad ampliare le conoscenze del giovane lettore. Per stimolare la curiosità e per presentare i contenuti come gioco, spesso, si usano degli espedienti tecnici (ad esempio, le finestrelle da aprire o le linguette da tirare) che permettono di accedere ad una parte nascosta del libro nella quale sono contenute le risposte cercate. Gli espedienti tecnici contribuiscono senza dubbio a determinare la componente ludica di tali libri ma il potenziale comico e il divertimento dipendono innanzitutto dall'argomento stesso e dall'infrazione del tabù per il quale “non sta bene parlare di cacca”. La decenza imporrebbe una censura o un giro di parole (per gli inglesi l'accidente in cui incorre la talpina di Holzwarth è un unplesant business). Comunemente si insegna ai bambini a non usare parole “volgari” che si riferiscono alle impurità del corpo. In inglese chiamano "S-words" le parole che hanno a che fare con gli escrementi (shit).

2. L'APOSIOPESI GRAFICA

Un certa qual manifestazione della reticenza a trattare un argomento tabù può essere ravvisata anche nel testo di Holzwarth se consideriamo l'accorgimento (si badi, accorgimento grafico non linguistico) di mettere tra parentesi le parti riferite alla descrizione delle diverse cacche e al rumore prodotto dalle deiezioni. Tutto ciò che viene messo tra parentesi viene collocato “a parte”, quasi in una dimensione sospesa, anche se ci troviamo pur sempre nell'ambito del dicibile e dello scrivibile. Mi sembra che la presenza delle parentesi possa trovare giustificazione solo nel bisogno (retorico) di dare l'impressione di rispettare la comune decenza e le regole sociali. E' come se si volesse far intendere che si sa benissimo che non sta bene parlare di cacca o imitare i suoni defecatori ma lo si fa lo stesso (perché si accetta di relegare le cose più turpi in uno spazio isolato).

 
Del resto, esiste un filone di libri umoristici (scatologic stories, toilet humour, bathroom humour), anche per adulti, che si affida a tematiche scatologiche per produrre comicità. Non per niente, la saggezza popolare, fissata in un proverbio veneziano, sentenzia che: se se vol rìdar, bisogna discórar de merda, se si vuole ridere, bisogna parlare di cacca. Comicità escrementizia per dirla con Gianni Rodari.

Chi me l'ha fatta in testa?” è il fulgido esempio di un enorme suc[cesso] editoriale nato da un tabù. All'inizio l'autore non trovava nessun editore disposto a pubblicare il libro. Eppure fare la cacca è un processo naturale che accomuna tutte le specie animali.
 
3. LA DETECTIVE-STORY

Chi me l'ha fatta in testa” combina in maniera originale la componente ludica (soprattutto nell'edizione pop-up) con quella divulgativa (insegnare che animali diversi producono cacche di forme, dimensioni e consistenze diverse).

La struttura narrativa è quella tipica di una detective-story in cui c'è un mistero da risolvere e un misfatto da punire: qualcuno ha commesso il crimine (per maleducazione e/o per impudenza) di lasciar cadere i propri escrementi sulla testa della talpa. Vediamo i ruoli narrativi:

- la vittima e il detective coincidono = la talpa – profondamente indignata trova la forza di indagare;

- l'aiutante o gli aiutanti del detective = le mosche, esperte in materia (che neanche il RIS di Parma);

- i sospettati = i diversi animali che, interrogati dalla talpa, riescono a scagionarsi fornendo seduta stante prove tangibili di innocenza);

- il colpevole = non vogliamo svelare il finale.

Morale finale della favola la legge taglionica del “chi la fa, l'aspetti” (in senso proprio letterale).

Eppure, tutto sommato, dài diciamolo, si tratta di una tragicomica fatalità.

Uno degli aspetti divertenti è che la talpa per tutto il tempo si porta in giro le prove del misfatto ben piazzate in capo e non pensa di scrollarsele di dosso il prima possibile.

4. CURIOSITA' VARIE
 
EDITION PLOP-UP … For me formidable!

I meccanismi dell'edizione pop-up sono divertenti, creativi e diversi in ogni pagina.

Attenzione! Può capitare che il meccanismo nella pagina del maiale si inceppi e non si riesca più a far tornare indietro ciò che è venuto fuori. Si avvisa che l'operazione di ripristino della posizione originaria del meccanismo può produrre... disgusto MA è troppo divertente vedere le facce di chi sta intorno! Formidabile!
 
La cacca della capra riceve commenti positivi da parte della talpa. Non a caso, come apprendiamo da un'intervista ad Holzwarth, la capra è l'animale preferito dell'illustratore.


Inoltre, la talpa, il cavallo e il maiale portano gli occhiali (piccoli occhiali rotondi), proprio come l'illustratore.


©えっゃん - note di commento sono testi creativi originali ed, in quanto tali, soggetti alle norme sul diritto d'autore -
Data di pubblicazione: 21 luglio 20013
 

7/20/2013

COMICITA' ESCREMENTIZIA # 1


 Adriano Altorio, Le migliori barzellette brevi, Roma, L'Airone editrice, E.G.E., 2006, p. 38.
 
A CIASCUNO IL SUO

- Sai chi è che fa la cacca a pallini?

- La pecora!

- E quella piatta?

- La vacca!

- E quella arrotolata?

- L'uomo!

- E quella filata?

- Il cane!

- E lo sai quanti chilometri dista la Terra dalla Luna?

- Non lo so.

- Allora ti intendi solo di merda?!?





 




 




 



1/19/2013

SCATOLOGICO # 1 - CACCA E ANTROPOLOGIA

MARCO AIME, Un popò di storia - articolo pubblicato sul supplemento Tutto libri del quotidiano La Stampa, 2 marzo 2002.
 
Marco Aime (classe 1956), antropologo, ha pubblicato diversi articoli sulle pagine del quotidiano La Stampa. Per la consultazione si rinvia al sito del giornale: http://www.lastampa.it/archivio-storico/
 
Sommario dell'articolo di Marco Aime: "Come antropologia, psicoanalisi, letteratura hanno interpretato il nostro rapporto con i rifiuti del corpo: il senso del pudore è relativo, varia con le epoche e le culture, il contatto con lo sporco può trasformarsi in purificazione, la scoria genera vita, 'dal letame nascono fior', come cantava Fabrizio De André".
 
Citazione: "Pulito e sporco, puro e impuro sono quindi concetti diversi a seconda dei piani su cui vengono applicati. Il confine tra sporco e pulito non è tracciato in natura. Noi, per esempio, concepiamo la sporcizia come un qualcosa che esula dall'ordine normale, che è fuori posto, che turba la regola. Un uovo nel piatto è una colazione, ma lo stesso uovo sul viso di una persona è sporco; le scarpe nel ripostiglio sono in ordine, sul tavolo sono sudiciume. Ma noi possiamo esprimere tale concezione solo perché alle nostre spalle (o nelle nostre teste) c'è un sistema che prevede un'ordinazione sistematica delle cose. In questa griglia classificatoria lo sporco, e le secrezioni del nostro corpo ne costituiscono una parte rilevante, risulta una sorta di sottoprodotto, di categoria marginale, che è possibile classificare solo in relazione al suo opposto".
Testi a cui fa riferimento l'articolo di Aime:
 
1- Bourke 1891
 
John G. Bourke, Scatalogic Rites of All Nations. A dissertation upon the employment of excrementitious remedial agents in religion, therapeutics, divination, witchcraft, love-philters, etc. in all parts of the globe, Lowdermilk, D.C. 1891.
Esiste un'edizione italiana dell'opera di Bourke.

John G. Bourke, Escrementi e civiltà: antropologia del rituale scatologico, Bologna, Guaraldi 1971 - terzo volume della collana "La sfinge: biblioteca di psicoanalisi" con prefazione di Sigmund Freud (curatore della prima edizione tedesca dell'opera di Bourke); introduzione di Piero Meldini; traduzione di Mario Biondi.

Bourke (1843-1896) fu ufficiale dell'esercito americano ed etnologo. Amico e corrispondente del Frazer. Studiò a lungo le tribù degli Indiani d'America.
 
2 - Elena Massidda, Danilo Gallo, Le ceneri dell'organismo: il disagio di una civiltà, Alpo-Verona, Il Cerchio della Luna 2002.

3 - Lewis Hyde, Il briccone fa il mondo: malizia, mito e arte, Torino, Bollati Boringhieri 2001. Traduzione di Gaetano Riccardi.
Titolo originale dell'opera: Trickster makes this world. Mischief, mith, and art.
 
4 - Mary Douglas, Purezza e pericolo: un'analisi dei concetti di contaminazione e tabù, Bologna, Il Mulino 1993. Traduzione di Alida Vatta.
Titolo originale dell'opera: Purity and Danger. An Analysis of Concepts of Pollution and Taboo.

 

LA VERA ESSENZA # 2

MARCO PAOLINI - Album - Aprile '74 e 5 Rugby – andato in onda su Rai3 nel 2005

Parla del pulmino del prete.

“Tutti i pulmini sono color cacca... per ricordarci che cacca siamo e cacca diventeremo!”.


Marco Paolini (classe 1956) va in scena per la prima volta con l'Album “teatrale” intitolato Aprile '74 e 75 a Mira nel 1995. Poi, nel 2005, tutta la serie degli Album “dal teatro alla televisione” viene trasmessa su RAI3 in 12 appuntamenti (per la regia di Giuseppe Baresi) e viene pubblicata da Einaudi in due cofanetti con testo e DVD.

1/18/2013

LA VERA ESSENZA # 1

Lo spaccanoci - programma di FABIO VOLO, andato in onda su Italia I nel 2005

Ospite d’onore della puntata, l'attore Arnoldo Foà, il quale racconta di quando stava girando un film di Orson Wells e il copione prevedeva che lui ed un collega passassero attraverso un condotto abbandonato. Una volta dentro il condotto, i due si accorsero che era pieno di m***a  dappertutto (Arnoldo Foà prova un certo ritegno nel pronunciare “la parola di Chambronne” in televisione ma Fabio Volo gli viene gentilmente incontro). Dato che sanno che Orson Wells vuole assolutamente girare quella scena, gli attori si comportano da professionisti e vanno avanti come se niente fosse. Dopo, però, Arnoldo va dal regista e gli chiede: “Ascolta Orson, ma tu lo sapevi che dentro era pieno di m***a?” e Orson di rimando: “E’ quella l’essenza dei miei film!”.


Arnoldo Foà è stato diretto da Orson Wells nel 1962 per il film Il processo, tratto dall'omonimo romanzo di Franz Kafka.

LA SCELTA # 1 - O LA CACCA O IL CIELO

FABIO VOLO, Esco a fare due passi, Milano, A. Mondadori, edizione Oscar Bestsellers, 2002, pp. 90-91.

"Una mattina sono uscito di casa, il cielo era azzurro e limpido, ho continuato a guardarlo mentre camminavo, stavo bene, respiravo a pieni polmoni, al terzo passo ho pestato una merda. Cosa devo fare? Rinunciare al cielo per paura delle merde? No, io no. Porcaputtana!" (pp. 90-91).

Fabio Volo (classe 1972) al suo romanzo d'esordio.



"Choice. The problem is choice"

                     [battuta di Neo nel film Matrix Reloaded (2003)]

 

1/17/2013

OUTDOOR POOPING # 2 - CACCA TIBETANA

FOSCO MARAINI, Case, amori, universi, Milano: A. Mondadori, edizione Bestsellers Oscar Mondadori, 2001, p. 342.

"I gabinetti pubblici erano uno spettacolo degno di nota. Qua e là si vedevano delle rozze impalcature di legno sulle quali, chi doveva sgravarsi, saliva e s’accucciava a culo spoglio, in piena vista dei quattro venti e degli eventuali passanti che, del resto, non sembravano farvi alcun caso. I lasciti s’accumulavano alla base del trespolo, ed essendo l’aria secca, gelida e sterile, finivano con il formare un gran cumulo bruno-rossiccio, che terminava in alto con il vezzo d’una punta, stereometria elegante della più recente cacata" (p 342).

Fosco Maraini (1912-2004) nel villaggio di Phari Dzong al seguito della spedizione in Tibet condotta da Giuseppe Tucci nel 1937.
 

M
 
ELEGANTE STEREOMETRIA DI UNA CACATA

OUTDOOR POOPING # 1 - LA CACCA NELLA VIGNA


UMBERTO ECO, La misteriosa fiamma della regina Loana: romanzo illustrato, Milano: RCS, Edizione Mondolibri 2004, pp. 86-89 e p. 113.


Edizioni internazionali

Umberto Eco, The mysterious flame of Queen Loana: an illustrated novel; translated from the Italian by Geoffrey Brock - Orlando, Harcourt 2005.
Umberto Eco, La mysterieuse flamme de la reine Loana  roman illustre; traduit de l'italien par Jean-Noel Schifano- Paris, Grasset 2005.Umberto Eco, La misteriosa llama de la reina Loana; traducción de Helena Lozano Miralles - Barcelona, Lumen 2005.   Umberto Eco, Die geheimnisvolle Flamme der Königin Loana: illustrierter roman;  Aus dem Italienischen von Burkhart Kroeber - Wien : Carl Hanser, 2004

CITAZIONE PARZIALE (pp. 86-87): "A un tratto mi sono reso conto che al mattino, nella tensione della partenza, non ero andato di corpo. Sono andato in bagno, ottima occasione per finire di guardare il giornale, e dalla finestra ho visto la vigna. Mi ha colto un pensiero, meglio, una voglia antica: fare i miei bisogni tra i filari. [...] Mi sono accovacciato, nel gran silenzio meridiano, rotto solo da alcune voci d'uccelli e dal frinire delle cicale, e ho defecato. Silly season. He read on, seated calm above his own rising smell. Gli essere umani amano il profumo dei propri escrementi ma non l'odore di quelli altrui. In fondo sono parte del nostro corpo. Stavo provando una soddisfazione antica. Il movimento calmo dello sfintere, tra tutto quel verde, mi richiamava confuse esperienze precedenti. O è un istinto della specie. Io ho così poco di individuale, e tanti di specifico (ho una memoria da umanità, non da persona) che forse stavo semplicemente godendo di un piacere già provato dall'uomo di Neandertal. Lui doveva avere meno memoria di me, non sapeva neppure chi fosse Napoleone. Quando ho finito, mi ha colto il pensiero che avrei dovuto pulirmi con delle foglie, doveva essere un automatismo. Ma avevo con me il giornale, e ho strappato la pagina dei programmi televisivi (tanto erano vecchi di sei mesi e, in ogni caso, a Solara la televisione non c'è).
Mi sono rialzato e ho guardato le mie feci. Una bella architettura a chioccia, ancora fumante. Borromini. Dovevo avere l'intestino a posto, perché si sa che ci si deve preoccupare solo se le feci sono troppo molli o addirittura liquide. Vedevo per la prima volta la mia cacca (in città ti siedi sulla tazza e poi tiri subito l'acqua senza guardare). La stavo ormai chiamando cacca, come credo faccia la gente. La cacca è la cosa più personale e riservata che abbiamo".

Vedi anche p. 113 sul lemma "merda" nei vocabolari dell'epoca (ad esempio, il Nuovissimo Melzi del 1905).
 
Umberto Eco (classe 1932) al suo quinto romanzo.


Note di ©えっちゃん
- note di commento soggette alle norme sul diritto d'autore -

Le vicissitudini esistenziali dell'uomo post-moderno tra l'artificio (nozionistico) della cultura e la spontaneità della natura.

Giambattista Yambo Bodoni ovvero lo smemorato di Solara (forse Villanova Solaro in Piemonte, tra le Langhe e il Monferrato?). Il protagonista del romanzo è un uomo che, in seguito ad un ictus, perde la memoria di sé e di tutto ciò che è legato alla sfera materiale della propria esistenza di organismo biologico. In poche parole, Yambo “perde la natura” e non gli resta che la cultura. Sa tutto dei personaggi dei libri ma ha difficoltà con il proprio Self.
Ci sentiremmo portati a presumere che, con il danneggiamento delle facoltà mentali, le informazioni nozionistiche si dissolvano e che, nello scontro tra natura e cultura, vinca (sempre) la natura, ma sarebbe ingenuo ritenere che il protagonista di un romanzo post-moderno non sia (pre)destinato a conservare intatto tutto il suo sapere enciclopedico (qualunque cosa accada).
Dunque, Yambo intraprende un percorso di ricerca del Self e... l'andare di corpo, in quanto funzione naturale, diventa una tappa privilegiata del processo di recupero dell'identità primaria, anzi... il defecare (meglio da accucciati che da seduti, meglio all'aperto che al chiuso) finisce per essere la garanzia fondante dell'autenticità di questa identità elementare in via di ripristino (potremmo chiamarla 'identità di grado primo').
Tuttavia, per quanto il protagonista si impegni a recuperare le modalità istintuali dell'uomo primitivo (non ancora civilizzato e non ancora acculturato), è del tutto impossibile per lui esistere senza la cultura e lo si può constatare nel tentativo di fare della cacca un prodotto ad ogni costo “culturale”, omaggiandone ora il dato olfattivo con una citazione in inglese dall'Ulisse di Joyce, ora il dato visivo con il paragone tra il (maleolente) conoide attorcigliato e un'architettura del Borromini.
Spostandoci di qualche pagina e andando a ritroso nel tempo, scopriamo che fin dalla giovane età, Yambo era un post-moderno. Infatti, uno dei ricordi sopravvissuti all'ictus (quindi un ricordo persistente) è quello del disagio provato nel momento in cui aveva scoperto che sul vocabolario scolastico mancava il lemma “merda”. Quale fraudolenta manomissione che scardina il rapporto tra la parola, il suo referente reale e gli strumenti atti a custodire tale rapporto! Da questo passo sembrerebbe di capire che la memoria di Yambo è sostenuta da uno stimolo culturale sub specie semiotica.
Leggere i romanzi post-moderni è come passeggiare in un bosco d'autunno su un tappeto di foglie (cascame stratificato di stagione in stagione dai tempi dei tempi), attraversando l'intrico di un sottotesto che cresce spontaneamente fitto di allusioni, di citazioni, di deiezioni letterarie.
Il post-moderno è un percorso molto faticoso (e insidioso) perché pare non ammettere (mai) ignoranza.


©えっゃん
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Data di pubblicazione: 17 gennaio 2013.

 

SHIT WRITINGS # 2 - KAKKE

ECCHAN

SHIT WORDS # 2 – CACCA GRECO-ROMANA

Note di ©えっゃん -  le annotazioni di commento sono proprietà intellettuale dell'autore del presente blog - Nel cuore della tradizione occidentale (mediterraneocentrica).
Vediamo cosa dicono i dizionari.
1) Lorenzo ROCCI, Vocabolario greco-italiano, Città di Castello, Società editrice Dante Alighieri 1989 (34^ edizione)
Il sostantivo greco “kàkke” κάκκη (f.) significa “escrementi”.
Il suddetto termine è attestato nella commedia di Aristofane, La pace (Ar. Pax, 162).
Per il corrispondente verbo “kakkào” κακκάω si rimanda a “chèzo” χέζω [da confrontare con l'antico sanscrito hadati e con la radice del sostantivo greco “chòdanos” χόδανος che indica il didietro].
Il significato è “evacuo, emetto, vado di corpo”.
Il verbo è attestato, ad esempio, nei seguenti autori:
    Aristofane (V-IV sec. a.C.) nelle commedie: Le ecclesiazuse, Le vespe, Le nuvole (Ar. Eccl. 320, 808; Vesp. 941; Nub. 1384);
    Plutarco (I-II sec. d.C.) nei trattati riuniti sotto l'etichetta di Moralia (Plut. M. 232).
    Il verbo derivato “chezetiào” χεζητιάω (desiderativo di “chèzo” χέζω) significa “ho voglia / ho bisogno di evacuare” ed è attestato in Aristofane, Le nuvole, Le rane, Le ecclesiazuse (Ar. Nub. 1387; Ran. 8; Eccl. 313).


    N.B. Nel consultare dizionari o lessici, si faccia attenzione alle abbreviazioni!
    Ar. = Aristofane (l'autore di commedie)
    Arst. = Aristotele (il filosofo)
    I termini scatologici sono propri del linguaggio colloquiale e dello slang triviale; perciò, trovano ampio e conveniente spazio, ad esempio, in testi teatrali comici (cioè, in testi letterari che abbiano un linguaggio mimetico di quello colloquiale e intenti umoristici o dissacranti o satirici o). E' una questione di prèpon stilistico.
     
2) VOCABOLARIO TRECCANI
 
 
cacca (region. caca) s. f. [affine a cacare; ma κάκκα è già in greco, in Aristotele, per indicare gli escrementi umani (così come è presente in Aristotele il verbo κακκάω nel sign. di «cacare»)].
– escremento umano, spec. nel linguaggio dei bambini: fare la cacca.
Per estens., sudiciume in genere, e fig., spreg., alterigia.
cacca (region. caca) s. f. [affine a cacare], fam.
  • 1. [il prodotto del defecare, spec. nel linguaggio infantile]
      •    - (volg.) cacata,
                - (volg., non com.) cacatura,
                - (fisiol.) defecazione,
                - (fisiol.) deiezioni, escrezione,
                - (fisiol.) feci,
                - (volg.) merda,
      - [di un animale di grosse dimensioni, spec. bovino] meta,
      - [nel linguaggio infantile] popò,
      - [spec. di un animale] sterco.
      vd. cacherello [[NdA. Sterco a forma di pallottola, di capre, pecore]]
      - (volg.) stronzo.
  • 2. (estens.) [oggetto o luogo sporco] - vd.  cesso, lordura, porcheria, schifezza, sozzura, sporcizia, sudiceria, sudiciume.
  • 3. (fig., pop.) [atteggiamento altezzoso e superbo]
    (lett.) albagìa, alterigia, boria, prosopopea, spocchia, superbia, sussiego. vd. contrario: modestia, semplicità, umiltà.
  •  
3) Ferruccio CALONGHI, Dizionario LATINO-ITALIANO, Torino, Rosenberg & Sellier 1987.
 
caco, -avi, -atum, -are (verbo attestato, ad esempio, in Catullo, Orazio, Fedro)
 
I - cacare
a) verbo intransitivo
Esempi: toto decies in anno, dieci volte in un anno intero, Catull.; in alqm, addosso a qualc., Hor. sat. 1, 8, 38.
b) verbo transitivo
Esempi: odorem, metter fuori (cacando), Phaedr.; durum, essere stitico, Catull. 89, 2.
 
II - imbrattare di sterco
Esempi: cacata charta, sconcacata, insudiciata da scritti sciocchi, Catull. 36, 1 e 20.
 
cacaturio, -ire = avere voglia di cacare
Verbo derivato dal precedente caco, -are. Ha valore desiderativo ed è attestato in Marziale.
 
 
4) VOCABOLARIO DEGLI ACCADEMICI DELLA CRUSCA,Venezia 1612

Per il termine "cacca" si rimanda al lemma "merda".
 
Il lemma "MERDA" compare un'unica volta nel Vocabolario.

MERDA. Escremento del cibo sceverato, per concozione, e digestione.
> Dan. Inf. c. 18. Vidi un col capo sì di merda lordo.
> Dan. Inf. 28. Che merda fa di quel che si trangugia.
- Per lezj si dice CACCA dello sterco de' bambini, dal Gr. Κάκκη > Flos. c. 10.
- Per simil. disse Lorenz. Med. canz.
> Lorenz. Med. canz. Questa vecchia mal vissuta, Ell' ha gli occhi pien di cacca.
 
5) Fernando Palazzi, Novissimo dizionario della Lingua italiana, Milano, Gruppo Editoriale Fabbri  1982 (edizione riveduta e aggiornata a cura di Gianfranco FOLENA)

càcca (s.f.) = voce fanciullesca che significa escremento umano; e p. est. ogni cosa sudicia o cattiva.
 
Ci si chiede SE il greco κάκκη possa essere in qualche modo collegato all'aggettivo κακός che indica ciò che è cattivo (cioè, in tutti i sensi mancante delle qualità dovute: brutto d'aspetto, vile, meschino, malvagio, dannoso, sfavorevole, ignobile, miserabile, sciagurato, etc.).
Quando si intima ai bambini: "NON toccare! è cacca!", si qualifica un oggetto come "cattivo, dannoso". Questione linguistica ma anche antropologica e gli antropologi tratterebbero la questione in termini di impurità e di contaminazione.
 
6) Cletto Arrighi, Dizionario milanese-italiano, Milano, Manuali Hoepli 1896.

Cacca, cacca. (A bambino) "Beh! L'è cacca!": "Non toccare bimbo. E' cacca".
Faccia de cacca: faccia di camorro [[NdEcchan > camorro = persona fiacca e malaticcia]].
On omm pien de cacca: un uomo pieno di cacca (alterigia).
"L'è òn villan refaa e l'è pien de cacca": "è un pidocchio riunto ed è pieno di cacca".
Cachina. (A bambino) "Fà la cachina, tesòr": "Lesto, fà [sic] la cacca, tesoro".


Curioso che nella trasposizione in italiano dell'ultima frase non si usi più il diminutivo cacchina ma compaia, invece, un'esortazione alla rapidità di esecuzione.  
 
Cletto Arrighi (pseudonimo di Carlo Righetti) è stato uno dei principali esponenti della corrente della scapigliatura.
 
 
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