Vediamo cosa dicono i dizionari.
1) Lorenzo
ROCCI, Vocabolario greco-italiano, Città di Castello, Società
editrice Dante Alighieri 1989 (34^ edizione)
Il
sostantivo greco “kàkke” κάκκη (f.)
significa “escrementi”.
Il
suddetto termine è attestato nella commedia di Aristofane, La
pace (Ar.
Pax, 162).
Per il corrispondente verbo “kakkào” κακκάω si rimanda a “chèzo” χέζω
[da confrontare con l'antico sanscrito
hadati
e con la radice del sostantivo greco “chòdanos” χόδανος
che
indica il didietro].
Il significato è
“evacuo, emetto, vado di corpo”.
Il
verbo è attestato, ad esempio, nei seguenti autori:
Aristofane
(V-IV sec. a.C.) nelle commedie: Le
ecclesiazuse, Le vespe, Le nuvole (Ar.
Eccl.
320, 808; Vesp.
941; Nub.
1384);
Plutarco (I-II sec. d.C.) nei trattati riuniti sotto l'etichetta di Moralia (Plut. M. 232).
Il
verbo derivato “chezetiào” χεζητιάω
(desiderativo
di “chèzo” χέζω)
significa “ho voglia / ho bisogno di evacuare” ed è attestato in
Aristofane, Le
nuvole, Le rane, Le ecclesiazuse (Ar.
Nub.
1387; Ran.
8; Eccl.
313).
N.B. Nel consultare dizionari o lessici, si faccia attenzione alle abbreviazioni!
N.B. Nel consultare dizionari o lessici, si faccia attenzione alle abbreviazioni!
Ar.
= Aristofane (l'autore di commedie)
Arst.
= Aristotele (il filosofo)
I
termini scatologici sono propri del linguaggio colloquiale e dello
slang triviale; perciò,
trovano ampio
e
conveniente spazio,
ad esempio, in testi teatrali comici (cioè, in testi letterari che
abbiano un
linguaggio mimetico di quello colloquiale e
intenti
umoristici o dissacranti o satirici o). E' una questione di prèpon
stilistico.
2) VOCABOLARIO TRECCANI
cacca
(region. caca) s. f. [affine a cacare; ma κάκκα
è già in greco, in Aristotele, per indicare gli escrementi
umani (così come è presente in Aristotele il verbo κακκάω
nel sign. di «cacare»)].
–
escremento umano, spec. nel
linguaggio dei bambini: fare la cacca.
Per
estens., sudiciume in genere, e fig., spreg., alterigia.
cacca
(region. caca) s. f. [affine a cacare], fam.
- 1. [il prodotto del defecare, spec. nel linguaggio infantile]
- 2. (estens.) [oggetto o luogo sporco] - vd. cesso, lordura, porcheria, schifezza, sozzura, sporcizia, sudiceria, sudiciume.
- 3. (fig., pop.) [atteggiamento altezzoso e superbo](lett.) albagìa, alterigia, boria, prosopopea, spocchia, superbia, sussiego. vd. contrario: modestia, semplicità, umiltà.
- (volg.) cacata,
- (volg., non com.)
cacatura,
- (fisiol.) defecazione,
- (fisiol.) deiezioni,
escrezione,
- (fisiol.) feci,
- (volg.) merda,
- [di un animale di grosse
dimensioni, spec. bovino] meta,
- [nel linguaggio
infantile] popò,
- [spec. di un animale]
sterco.
vd. cacherello [[NdA. Sterco a
forma di pallottola, di capre, pecore]]
- (volg.) stronzo.
3) Ferruccio CALONGHI, Dizionario LATINO-ITALIANO, Torino, Rosenberg & Sellier 1987.
caco, -avi, -atum, -are (verbo attestato, ad esempio, in Catullo, Orazio, Fedro)
I - cacare
a) verbo intransitivo
Esempi: toto decies in anno, dieci volte in un anno intero, Catull.; in alqm, addosso a qualc., Hor. sat. 1, 8, 38.
b) verbo transitivo
Esempi: odorem, metter fuori (cacando), Phaedr.; durum, essere stitico, Catull. 89, 2.
II - imbrattare di sterco
Esempi: cacata charta, sconcacata, insudiciata da scritti sciocchi, Catull. 36, 1 e 20.
cacaturio, -ire = avere voglia di cacare
Verbo derivato dal precedente caco, -are. Ha valore desiderativo ed è attestato in Marziale.
4) VOCABOLARIO DEGLI ACCADEMICI DELLA CRUSCA,Venezia 1612
Per il termine "cacca" si rimanda al lemma "merda".
Il
lemma "MERDA" compare un'unica volta nel Vocabolario.
MERDA. Escremento del cibo sceverato, per concozione, e digestione.
>
Dan. Inf. c. 18. Vidi un col capo sì di merda lordo.
>
Dan. Inf. 28. Che merda fa di quel che si trangugia.
- Per lezj si dice CACCA dello
sterco de' bambini, dal Gr. Κάκκη
> Flos. c. 10.
- Per simil. disse Lorenz. Med.
canz.
>
Lorenz. Med. canz. Questa vecchia mal vissuta, Ell' ha gli
occhi pien di cacca.
5) Fernando
Palazzi, Novissimo dizionario della Lingua italiana, Milano, Gruppo
Editoriale Fabbri 1982 (edizione riveduta e aggiornata a cura
di Gianfranco FOLENA)
càcca (s.f.) = voce fanciullesca che significa escremento umano; e p. est. ogni cosa sudicia o cattiva.
Ci
si chiede SE il greco κάκκη possa
essere in qualche modo collegato all'aggettivo κακός
che indica ciò che è cattivo (cioè, in tutti i sensi mancante
delle qualità dovute: brutto d'aspetto, vile, meschino, malvagio,
dannoso, sfavorevole, ignobile, miserabile, sciagurato, etc.).
Quando si intima ai bambini: "NON toccare! è cacca!", si qualifica un oggetto come "cattivo, dannoso". Questione linguistica ma anche antropologica e gli antropologi tratterebbero la questione in termini di impurità e di contaminazione.
Quando si intima ai bambini: "NON toccare! è cacca!", si qualifica un oggetto come "cattivo, dannoso". Questione linguistica ma anche antropologica e gli antropologi tratterebbero la questione in termini di impurità e di contaminazione.
6) Cletto
Arrighi, Dizionario milanese-italiano, Milano, Manuali Hoepli 1896.
Cacca,
cacca. (A bambino) "Beh! L'è cacca!": "Non toccare
bimbo. E' cacca".
Faccia
de cacca: faccia di camorro [[NdEcchan > camorro = persona
fiacca e malaticcia]].
On
omm pien de cacca: un uomo pieno di cacca (alterigia).
"L'è
òn villan refaa e l'è pien de cacca": "è un pidocchio
riunto ed è pieno di cacca".
Cachina.
(A bambino) "Fà la cachina, tesòr": "Lesto, fà
[sic] la cacca, tesoro".
Curioso
che nella trasposizione in italiano dell'ultima frase non si usi più il diminutivo
cacchina ma compaia, invece, un'esortazione alla rapidità di esecuzione.
Cletto
Arrighi (pseudonimo di Carlo Righetti) è stato uno dei principali
esponenti della corrente della scapigliatura.
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